Ristorazione ospedaliera: le linee guida pubblicate in «Gazzetta»
Sono pubblicate sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 37 del 15 febbraio 2011 le «linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale» che la conferenza Stato-Regioni ha approvato il 16 dicembre 2010.
In ospedale si mangia male e la malnutrizione dei pazienti - che in Italia riguarda il 31% dei degenti - rallenta la risposta alle cure, con un pesante aggravio dei costi sanitari. Cibo scadente, che troppo spesso viene rifiutato dagli stessi malati, personale impreparato, mancanza di screening nutrizionali, danno il quadro di una ristorazione in corsia tutta da rivedere. È a partire da questa premessa che il ministero della Salute ha emanato le «Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale», approvate dalla conferenza stato-regioni. La malnutrizione comporta un allungamento del ricovero del 55%, mentre le giornate di degenza recuperabili annualmente, con un miglioramento della ristorazione, ammonterebbero a circa l'8,5% in ospedali di 800-900 posti letto. Se solo la metà di questa percentuale fosse recuperata, ogni singolo ospedale ne ricaverebbe un utile compreso tra 1 e 3 milioni di euro. Chi arriva in corsia malnutrito, quasi sicuramente non ne esce meglio: «È stato sempre registrato - si legge nel documento del ministero - un peggioramento al termine della degenza». I più colpiti, sono i pazienti "fragili": cronici, malati oncologici e anziani. Basti pensare che questi ultimi raggiungono in casa di riposo, ospedale e centri di lungodengenza percentuali di malnutrizione rispettivamente del 20, 40 e 70 per cento. La ricetta per promuovere il buon cibo è fatta di elementi tecnici e strettamente clinici. Dalla scelta di derrate alimentari di buona qualità, con una particolare attenzione ai prodotti ecosostenibili e del territorio, all'uso di attrezzature ad alta tecnologia, da sistemi e tempi di trasporto funzionali alla corretta conservazione dei pasti a orari più "umani". E ancora, dalla valutazione del rischio nutrizionale all'ingresso in ospedale al monitoraggio costante durante il ricovero. Il benessere alimentare, insomma, deve entrare a far parte a pieno titolo della cartella clinica. D'ora in poi, promettono dal ministero, tutto potrebbe cambiare. Una Carta dei servizi, da consegnare a tutti gli utenti, garantirà gli standard minimi di una corretta ristorazione: orari dei pasti, menù settimanale con il rispetto di festività speciali e di tradizioni locali, spazi comuni dove mangiare, quando è possibile, in compagnia.
Fonte: Federfarma
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