Consultori Familiari, l'Arte come luogo di incontro
L’arte come incontro, comunicazione, socializzazione e espressione di sentimenti e di emozioni forti. L’arte come finestra sul mondo giovanile.
È con questo spirito e con questo obbiettivo che l’U.O. Attività Consultoriali di Potenza dell’ASP ha organizzato un incontro sulle opportunità di socializzazione dei giovani attraverso l’arte che si terrà venerdì 28 maggio alle ore 17,00 presso la Cappella dei Celestini a Palazzo Loffredo. “Il Progetto – precisa la Dott.ssa Romano L., Responsabile U.O. Attività Consultoriali di Potenza – si riallaccia alla partecipazione del Consultorio alla Festa dell’Arte, lo scorso 22 maggio, al Parco Baden Powel di Rione Risorgimento di Potenza, in un’ottica globale di sensibilizzazione e di attenzione alle problematiche del mondo giovanile per intercettarne e prevenirne malesseri e disagi affettivi, relazionali e sessuali”.
Le arti come grimaldello per sconfiggere la diffidenza dei giovani, per vincerne le nuove solitudini e per entrare in punta di piedi nella loro realtà. “Le giovani generazioni hanno strumenti comunicativi dalle grandi potenzialità e pensano che mettendo in rete le emozioni, il disagio, i bisogni, suscitando l’attenzione e la risposta dei coetanei, li renderanno universali e li supereranno. Invece questo meccanismo presto si rivela inefficace. – dichiara il Dott. Lapetina F., Psicologo Psicoterapeuta presso il Consultorio Familiare di Vai P. Petrone e presso il Centro D.C.A. di Chiaromonte – Passato il momento della condivisione il computer si spegne, e con esso l’illusione della partecipazione al dolore ed alla solitudine. Le arti offrono, al contrario, opportunità durature, destinate a spezzarne davvero le barriere”. Esse - ricorda la Dott.ssa Gioioso C., assistente sociale del consultorio e presidente dell’Associazione l’Èquipe Laboratorio - sono catalizzatrici del dolore, del male, del disagio, poiché danno espressione ai sentimenti, anche a quelli negativi, arginando il rischio che divengano sofferenze e mali divoratori dell’anima. Giacomo Leopardi ha fatto della diversità la fonte della sua opera, rispondendo al diffidenza ed ai pregiudizi con una lezione di stile. Egli, come ha ricordato il critico N. Gardini, esprime sdegno, protesta, ed un sentimento di diversità, offrendo al lettore una personale lettura critica della realtà e della diversità. “La marginalità e soprattutto la diversità – dice ancora il dott. Lapetina – possono divenire occasione di crescita. In questa prospettiva all’iniziativa parteciperanno due psicologi tirocinanti presso il Consultorio: la Dott.ssa G. Romano e A. Guttieri, e l’artista B. Limongi”. Riallacciandosi ad alcune considerazioni di Alda Merini sul rapporto fra malattia e poesia si può dire che lo stato patologico, la sofferenza, sia fisica sia psichica, se correttamente indirizzata può offrire possibilità espressive per una consapevole e rinnovata lettura del proprio fragile Io.